
L’ortodossia è la tensione tra due eresie
Nicolás Gómez Dávila
Il termine “sincretismo” deriva dal greco synkrētismós (syn, insieme e krēte, Creta), ad indicare l’azione dei cretesi che misero momentaneamente da parte le proprie divergenze di pensiero ed opinione per unirsi contro il nemico comune. Fu Erasmo da Rotterdam a riprendere il termine nel senso moderno di “fusione” per indicare le tendenze conciliatrici tra scuole di pensiero diverse. L’approccio sincretico, quindi, annulla o riduce le differenze per forzare una convergenza in vista di un obiettivo comune: è un approccio utilitaristico, pratico e di convenienza, comprensibile quando viene applicato per fini pratici e politici ma profondamente riduttivo e condizionante quando viene applicato alla filosofia, alla religione o al pensiero in generale. Ogni sistema di pensiero si fonda su assiomi, principi definiti ed accettati “a priori” e ritenuti “ortodossi” (ortos, corretto, giusto e doxa, opinione) ed è a partire da questi che poi prende forma. Dunque, quando si vuole comprendere un pensiero, definirlo, bisogna contestualizzarlo e riferirlo alla sua propria ortodossia: ciò che diverge, che nega o muta l’ortodossia è eretico, cioè si separa dal pensiero originario per dirigersi altrove, si allontana.
Il termine “eretico” deriva dal greco hairesis, a sua volta derivante dal verbo hairèō, “afferrare”, “prendere” ma anche “scegliere” o “eleggere”. É interessante osservare il significato etimologico del termine: l’eretico “afferra” qualcosa ed eventualmente “sceglie” o “elegge” quel qualcosa a principio ed afferra qualcosa che sfugge all’ortodossia, afferra qualcosa che l’ortodossia non aveva definito, non aveva stabilito. Originariamente il termine indicava i diversi sistemi filosofici o, in ambito cristiano, le diverse scuole di pensiero che si andarono a sviluppare a partire da una comune matrice e non aveva un connotato negativo, indicando semplicemente un punto di vista diverso (darśana, visione) sulla realtà.
ContAnimAzioni è un progetto che nasce molti anni fa da una sensazione che non sapevo connotare chiaramente, dal presentimento confuso dell’importanza di una certa ortodossia nella pratica dello yoga che lasciasse spazio all’hairesis, all’ascolto di quel qualcosa che sfugge, che è estraneo e che evitasse “per principio” ogni tentativo sincretico. Parlare di ortodossia nello yoga contemporaneo è come parlare di niente, da un certo punto di vista, perché nello yoga convergono elementi che appartengono a tradizioni lontane nel tempo, tra loro diverse, che avevano finalità completamente “altre” ed improponibili oggigiorno a chi pratica. Eppure una certa coerenza “tecnica” è un indispensabile artifizio, perché la pratica è fondamentalmente un attento ascolto, che si fa sempre più raffinato e la tecnica, il “fare” yoga, l’azione, che riguardi il corpo od il respiro, è un primo oggetto di questo ascolto. Quindi mi pareva evidente la scelta di utilizzare la pedagogia del viniyoga come strumento tecnico, perché trasmette le tecniche dello yoga con coerenza, con una logica sottile e raffinata, esteticamente affascinante che coinvolge ogni aspetto del praticante. L’elemento eretico in questo progetto ha una funzione pedagogica, ed è introdotto per impedire l’instaurarsi dell’abitudine, dell’automatismo nell’ascolto: la pratica non può diventare consueta, perché rischia di diventare inconsapevole e di trasformarsi in “esercizio” e l’elemento “divergente” afferra l’attenzione e la ravviva, costringe alla presenza. L’eresia viene da contesti “estranei” al mondo dello yoga, contesti che hanno una propria ortodossia e che non voglio assolutamente far convergere o fondere con la pratica: sono piuttosto spunti, pretesti per rafforzare l’attenzione, rinfrescare l’interesse. L’uso dell’elemento eretico è evocativo, apre una finestra su un’altra “visione” possibile, raffina lo sguardo ed evita per principio tecnico ogni sincretismo: mondi diversi, dove l’elemento individuale, la soggettività ed unicità di chi compie l’esperienza è il solo elemento in comune. Diverse ortodossie che si sostengono funzionalmente, che alludono, indicano e che non possono mai ridursi ad un “medium” comune, perché si sottraggono alla deduzione, alla conclusione logica, al ragionamento e rimangono sospese.
ContAnimAzioni propone, a partire dal mese di giugno di quest’anno, una serie di seminari chiusi, adatti sia a chi pratica in modo continuativo che a chi vuole fare un’esperienza estemporanea dello yoga che avranno come filo conduttore l’ortodossia della pratica, un contesto eretico, nessun sincretismo, nessun nemico da combattere…