RIFLESSIONI IN TEMPO DI CORONAVIRUS

Io sono un virus, vivo in silenzio.

AUDIOSLAVE

“I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.”

Luca 15, 2 – 7

Di questo passo, mi colpì la noncuranza per i giusti, che non hanno bisogno di conversione.

La conversione presuppone un processo, una presa di coscienza, un passaggio. A volte, varcato il fiume, ci si ferma sull’altra sponda, si dimenticano il processo, la coscienza ed il passaggio e si instaurano dinamiche ed automatismi consueti, gli stessi che si avevano al di là del fiume, ma di qua, su un’altra sponda e spesso l’appartenere alla sponda dei convertiti, di coloro che hanno guadato il fiume, ci fa sentire migliori, perchè noi sappiamo, noi abbiamo fatto il passaggio. Eppure quella pecora smarrita fa uscire il pastore che per lei lascia incustodite nel deserto 99 che sanno, 99 che lo hanno seguito, 99 che fanno ciò che lui comanda.

La fatica del pastore sta nel processo della conversione, nel passaggio, nella presa di coscienza. Egli si carica sulle spalle chi non crede, chi sbaglia, chi non sa. Quando il passaggio è percorso sono solo pecore, in un altro recinto, in un nuovo deserto, spesso più docili, spesso accecate dalle stesse dinamiche che assumono note, colori, regole apparentemente diverse.

Forse è il passaggio l’occasione. Forse l’atteggiamento da conservare è quello del passaggio, lo stupore, l’attenzione, la paura che caratterizzano ogni attraversamento della soglia, sia essa fisica che spirituale.

Ci si deve godere, forse, lo spaesamento della conversione, senza sperare di raggiungere l’altra riva, senza desiderare un nuovo paradigma, nuove regole, nuova vita. Il passaggio sulle spalle del pastore. Che, a volte, si manifesta sotto forme bizzarre, quelle di un albero, di una parola, di un suono, di un virus.

Viene per noi, che non abbiamo fede e ci siamo perduti. Quelli che sanno, li lascia nel recinto, che tanto ciò che conta della conversione lo hanno già scordato.

E, forse, sarà anche il destino della pecora perduta dimenticare dopo la conversione, perchè, forse, tutta l’umanità è in fondo profondamente perduta. Forse siamo noi tutti da salvare, i giusti, gli empi, coloro che sanno, coloro che ignorano.. forse… chissà…

Foto: Lucio Fontana “Concetto spaziale. Attese” 1964

Pubblicato da zunyapala

"Esiste una stanchezza dell'intelligenza astratta, che è la più spaventosa delle stanchezze. Non pesa come la stanchezza del corpo, né inquieta come la stanchezza della conoscenza emotiva. È un peso della coscienza del Mondo, un non poter respirare con l'Anima." F. Pessoa

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